Gli anolini e la ricetta segreta
Ogni territorio ha la propria cucina regionale, ogni zona ha il proprio piatto tipico e ogni famiglia ha la propria declinazione del piatto tradizionale. Gli anolini piacentini, rigorosamente in brodo, sono la ricetta che per me rappresenta casa. Poco tempo fa vidi in televisione una delle puntate della riuscitissima trasmissione di Alessandro Borghese, 4 Ristoranti, che sfidava i cugini di Parma proprio sugli anolini. Piacenza ebbe molto da ridire, ritenendo che questo piatto fosse tradizionalmente piacentino e non parmigiano e si aprì una diatriba infinita sull’appartenenza geografica di questo piatto della tradizione. Per me forse il piatto che più di tutti ha un profondo significato, che racchiude famiglia, amore, il Natale, l’infanzia e i ricordi. Da bambina ricordo mia nonna che per il pranzo di Natale preparava centinaia di anolini, tirando la sfoglia su una enorme asse di legno, ormai quasi bianca dalla farina che innumerevoli volte aveva spianato e lavorato, con solo i tuorli dell’uovo. Un lenzuolo di sfoglia sottile era il risultato. Poi il ripieno, fatto con lo stracotto, il Grana Padano, il pane grattugiato, il pepe, le uova e il profumo di casa che le sue sapienti mani sapevano creare. Ma la ricetta di casa mia non era quella di mia nonna. Mia mamma aveva declinato la sua particolare ricetta in altro modo, forse proprio per me, che non ho mai amato la carne, ed ecco allora che i miei ricordi si soffermano sulla sua preparazione, che partiva sempre da una sfoglia sottilissima (tira bene la sfoglia, deve essere quasi trasparente, il ripieno si deve vedere!) ma nel ripieno cambiava completamente. Mi mandava al Caseificio Cooperativo Casa Nuova, vicino a Caorso, perché il primo ingrediente doveva essere il loro Grana Gran Riserva, il migliore in assoluto, almeno un chilo di quella meraviglia; poi grattugiava il Grana, aggiungeva pochissimo pane cotto con il brodo bollente, il pepe, il sale, le uova e impastava quel ripieno che aveva il sapore delle cose buone e iniziava la preparazione dei suoi anolini, piccoli e delicati, che venivano poi cotti dolcemente nel brodo ricco, ridotto e saporito, per la cena della Vigilia. Dallo scorso anno la mia mamma non c’è più. Ho pensato che il miglior modo per onorare la sua memoria e sentirla ancora al mio fianco fosse preparare i suoi anolini per la Vigilia di Natale. Ho seguito la sua ricetta senza cambiare nulla. L’ingrediente segreto? L’infinito amore che continua a esistere. Si, anche in un piatto di anolini.
